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Chernobyl (1986) e la carne di cinghiale con isotopo radioattivo (2013)

Tracce di Cesio 137 sono state riscontrate in cinghiali abbattuti nel comprensorio alpino della Valsesia. Il Ministro della Salute ha immediatamente attivato il Comando dei Carabinieri del Nas e del Noe che insieme alla Direzione Generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione dello stesso Ministero hanno coordinato tutti gli accertamenti.

I campioni, prelevati per ecinghialessere sottoposti ad una indagine sulla trichinellosi (malattia parassitaria che colpisce prevalentemente suini e cinghiali), sono stati analizzati anche per la ricerca del radionuclide Cesio 137.  I risultati hanno evidenziato la presenza di un numero consistente di campioni  con livelli superiori alla soglia prevista dal regolamenti.

Il Cesio 137 è un isotopo radioattivo del metallo alcalino cesio che si forma principalmente come un sottoprodotto della fissione nucleare dell’uranio. Questo elemento radioattivo venne rilasciato nel 1986 dalla centrale di Chernobyl ma, come rilevato, risulta essere ancora presente dopo 27 anni nell’ambiente ed all’interno della catena alimentare. Il dramma è che il cesio-137, molto solubile in acqua,  risulta chimicamente tossico anche  in piccoli quantitativi.

Pubblicate le linee guida sui dispositivi di trattamento delle acque destinate al consumo umano

Il Ministero della Salute ha da poco pubblicato le linee guida sui dispositivi di trattamento delle acque destinate al consumo umano ai sensi del D.M. 7 febbraio 2012, n. 25.

UEIl campo di applicazione delle linee guida riguarda le “apparecchiature tendenti a modificare le caratteristiche dell’acqua potabile distribuita sia in ambito domestico che nei pubblici esercizi”. Pertanto queste linee guida vanno applicate alle apparecchiature impiegate per modificare le caratteristiche dell’acqua destinata al consumo umano con cui essi interagiscono, sia che l’acqua trattata venga destinata al consumatore finale (in ambiente domestico o in ambienti a uso collettivo) sia che l’acqua venga impiegata nella produzione alimentare o fornita alla clientela di attività di ristorazione o pubblici esercizi.

ULTIMI CASI DI MALATTIE TRASMESSE CON GLI ALIMENTI

(ANSA) – TOLMEZZO (UammalatoDINE), 13 MAG – Un gruppo di 29 turisti é stato ricoverato per intossicazione alimentare all’ospedale di Tolmezzo, subito dopo essere rientrato da un breve soggiorno in Austria. Per 18 di essi, tra i quali 13 minorenni, i medici hanno deciso il mantenimento in osservazione.

(ANSA) – ROVERETO (TRENTO), 3 MAG – Un’intossicazione alimentare è l’ipotesi per i sintomi gastrointestinali che hanno colpito 27 tra alunni e insegnanti. L’episodio è stato segnalato in una scuola di Rovereto poco prima delle 11 e sul posto sono intervenuti mezzi sanitari, che hanno trasportato ragazzi e insegnanti agli ospedali di Trento e di Rovereto, e i carabinieri del Nas. Attivato da parte del 118 il servizio di Igiene pubblica per indagarne le cause. I sintomi sembrano risultare di lieve entita’.

(ANSA) – BOLOGNA, 13 APR – Accertamenti dell’Ausl di Bologna per una sospetta intossicazione alimentare per circa 40 operai che lavorano nel cantiere dell’Alta Velocita’ nei pressi della stazione di Bologna. Da ieri si sono presentati al posto fisso del 118 nel cantiere: una dozzina le persone che sono andate al pronto soccorso e tre i ricoveri all’ospedale. Si pensa che i disturbi siano dovuti a qualcosa che gli operai hanno mangiato giovedi’ nella mensa della ditta costruttrice, e ci sono sospetti su un roastbeef.

(ANSA) – MILANO, 10 APR – La Procura di Mantova ha aperto un’inchiesta sulla morte di un detenuto dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere causata sembra da intossicazione alimentare. L’autopsia sul corpo di Christian Ubiali, 31 anni di Osio di Sotto (Bergamo), confermerebbe l’ipotesi della intossicazione dopo un pasto a base di pesce congelato. Con lui, il 2 aprile scorso, erano stati male altri dodici ospiti dell’Opg, nessuno dei quali e’ stato ricoverato.

(ANSA) -SIRMIONE, 10 APR- Si segnala un caso di intossicazione alimentare sul Lago di Garda che ha colpito oltre trenta persone facenti parte della stessa comitiva. I turisti hanno cominciato a stare male con i sintomi caratteristici dell’intossicazione alimentare. Sul posto sono intervenuti gli operatori del 118 di Brescia.

Invecchiamento attivo? L’investimento và fatto nelle imprese per vivere bene da pensionati!

pensionatiRecentemente l’Agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro ha pubblicato un articolo relativo alla correlazione diretta esistente tra la qualità della vita lavorativa di un individuo  e la sua qualità di vita dopo il pensionamento.

La qualità della vita lavorativa  ha un grande impatto sulla salute dei lavoratori dal momento che gran parte del nostro tempo è dedicato al lavoro. La possibilità di svolgere un lavoro soddisfacente, infatti, contribuisce a prevenire le malattie ed il deterioramento fisico o mentale, a garantire una buona capacità cognitiva e fisica, come pure a promuovelavorore atteggiamenti positivi e attivi nei confronti della vita.

In quest’ottica l’impresa acquisisce ulteriori responsabilità che la Commissione europea

 definisce  “responsabilità sociale delle imprese (RSI)”.  Nelle aziende si dovrebbero fare delle scelte oltre i meri obblighi normativi per  investire meglio o di più nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate. Favorire in poche parole un elevato  livello di benessere e soddisfazione dei lavoratori all’interno del luogo di lavoro.

Certo è che in questo periodo di crisi sarebbe bello per molti anche solo avere un posto di lavoro ed un azienda che investe sulla persona con il giusto contratto e busta paga. C’è quindi da preoccuparsi se adesso scopriamo che questo attuale  disagio socio-economico sarà anche responsabile della qualità di vita da pensionati.

In ogni caso consiglio la lettura dell’intero articolo redatto dal centro di ricerca gerontologica dell’Università di Jyväskylä, Istitutofinlandese per la salute sul lavoro.

PASQUA 2013: SEQUESTRI NAS

Ogni Pasqua ha la sua sorpresa ed anche questa volta non ci siamo fatti mancare nulla!

Sequestri  NAS dal Veneto allCOLOMBEa Campania per tonnellate di prodotti dolciari avariati, contaminati e prodotti in aziende abusive e per la commercializzazione di carne, pesce e latte oltre la data di scadenza (in alcuni casi anche da anni).

Ancora una volta un duro colpo a chi gestisce in maniera abusiva o fraudolenta aziende alimentari andando a minare la salute dei consumatori e a ledere tutte le aziende serie del settore.

La legislazione esiste ed è uguale per tutti, grazie dunque ancora una volta  a chi la fa rispettare!

Per approfondire:

TGcom24

LaRepubblica

Video

…E SE LA CRISI ECONOMICA FAVORISSE LE FRODI ALIMENTARI?

Che questo sia un particolare momento storico soprattutto da un punto di vista economico già lo si sapeva ma che questa crisi potesse portare effettivamente all’aumento dei casi di frode nel settore alimentare è davvero triste anche solo da  ipotizzare. Anche la Coldiretti, a seguito dei  recenti scandali alimentari, dichiara che “con la crisi aumenta il rischio frodi a tavola” poiché le imprese alimentari, doverepressione frodindo fronteggiare cali nei consumi ed aumento dei costi, sono sempre più tentate  ad  utilizzare ingredienti di bassa qualità o differenti da quelli dichiarati in etichetta per trarne vantaggio economico.

I numeri parlano chiaro: nel 2012 le frodi alimentari scoperte in Italia hanno portato complessivamente al sequestro di quasi 20 milioni di chili di prodotti alimentari e bevande per un valore di 468 milioni di euro. I prodotti alimentari più colpiti sono stati farine, pane e pasta (16% in valore del totale sequestrato), carne (11%), latte e derivati (8%), vini e alcolici (5%). Per quanto riguarda i controlli nelle attività commerciali importante è anche il dato rilevato nel settore della ristorazione responsabile del 31% dei sequestri.

Difficili da digerire i dati relativi al 2012 pensando che ci si riferisce ad un settore, quello alimentare, legato a beni di prima necessità, di largo consumo e che hanno una diretta correlazione con la nostra salute. Ci auguriamo che i dati del 2013 ci parlino di una riduzione delle frodi in ambito alimentare non solo perché (si spera) la situazione economica del Paese sarà in ripresa ma anche (e soprattutto) per la maggiore responsabilità di chi gestisce le imprese alimentari, a tutti i livelli.

-LEGISLAZIONE ALIMENTARE IN PILLOLE- Le certificazioni

Con il termine “certificazione” si intende l’atto mediante il quale una terza parte indipendente dichiara che, un determinato prodotto, processo o servizio è conforme ad una specifica norma o ad un altro documento tecnico di riferimento. Le certificazioni sono suddivise in due grandi famiglie ovvero quelle “cogenti” e quelle “in ambito volontario”. Esempi di certificazioni cogenti sono i marchi DOP, IGP, STG nonché la produzione biologica ovvero marchi che nascono dalle normative comunitarie e che presuppongono l’adesione dei produttori a modelli validi in tutta l’Unione Europea. In questo caso la conformità alla normativa viene garantita dall’ autorità competente (o da un autorità di controllo ovvero un organo della pubblica amministrazione di uno stato membro insignita delle sue responsabilità di ispezione e certificazione) e da un organismo di controllo  (ente terzo indipendente). Le certificazioni in ambito volontario, invece,  si rifanno a norme di standardizzazione e rappresentano un valido supporto per le imprese che intendono rassicurare i clienti sulla qualità e la sicurezza dei propri prodotti. In questo caso la conformità al documento tecnico di riferimento viene verificata da un ente terzo indipendente (organismo di controllo o ente certificatore).

Certificazione in ambito volontario

Le certificazioni in ambito volontario possono riguardare differenti ambiti  di una filiera o di un impresa alimentare. Queste garantiscono l’applicazione di sistemi di gestione relativi ad esempio alla qualità, alla tutela ambientale o alla sicurezza alimentare. La ISO 9001, ad esempio, rappresenta lo standard di riferimento internazionalmente riconosciuto per la gestione della  Qualità. Tale standard può essere applicato in qualsiasi organizzazione, pubblica o privata,  e presenta come scopo primario il miglioramento continuo delle prestazioni aziendali, permettendo all’azienda certificata,  di assicurare ai propri clienti il mantenimento e il miglioramento nel tempo della qualità dei propri beni e servizi. La ISO 14001 è, invece, l’esempio di una norma internazionale che specifica i requisiti di un sistema di gestione ambientale. Altre certificazioni quali BRC, IFS e la famiglia delle ISO 22000 si riferiscono, invece, alla gestione della sicurezza igienico-sanitaria dei prodotti alimentari. Oltre alle certificazioni relative ai sistemi di gestione,  nell’ambito volontario si ritrovano anche le  certificazioni di prodotto e/o di processo. Queste nascono dall’esigenza  di  valorizzare e differenziare il proprio prodotto valorizzandone alcune caratteristiche peculiari.

Certificazioni cogenti

Per quanto concerne le certificazioni cogenti ricordiamo ad esempio le Denominazioni di Origine e le Indicazioni Geografiche protette, normate dal  Regolamento (CE) 510/2006,  quali potenti strumenti di valorizzazione non solo dei prodotti ma anche dei territori a essi collegati. Un altro esempio di certificazione cogente è la STG, regolamentata dal Reg. CE 509/2006,  che valorizza il carattere di specificità di un prodotto agroalimentare. In questo caso ci si riferisce a prodotti ottenuti secondo un metodo di produzione tipico tradizionale di una particolare zona geografica. Sono esclusi da questa disciplina i prodotti il cui carattere peculiare sia legato alla provenienza o origine geografica ed è l’aspetto che distingue le STG  dalle  DOP e dalle IGP.  DOP, IGP ed STG prevedono la definizione di un disciplinare di produzione al quale l’azienda deve attenersi rigorosamente per poter mantenere la certificazione del prodotto.

 

-LEGISLAZIONE ALIMENTARE IN PILLOLE- Il nuovo ruolo dell’OSA

Il nuovo assetto normativo e la strategia delineata dalla Commissione europea in questi ultimi anni è quindi strettamente legata all’obiettivo primario di garantire elevati livelli di sicurezza alimentare.

In quest’ottica oltre ad unificare la normativa, istituire un Autorità europea della sicurezza alimentare e  riorganizzare i controlli ufficiali,  la strategia europea definisce nuovi obblighi per l’OSA. In particolare l’OSA è tenuto a immettere sul mercato esclusivamente alimenti sicuri e si deve assume la primaria responsabilità della sicurezza alimentare  degli alimenti gestiti all’interno dell’impresa alimentare posta sotto il suo controllo. L’OSA è inoltre tenuto a rispettare gli obblighi di tracciabilità, trasparenza, urgenza e cooperazione con le autorità competenti. Egli deve anche lavorare nell’ottica della prevenzione per la quale è fondamentale definire procedure lavorative basate sul sistema HACCP e  sulle GMP e GHP.

La logica dell’autocontrollo, dunque,  impone necessariamente  un adeguata formazione degli OSA e degli ASA al fine di permettere la comprensione della legislazione vigente e di aumentare la consapevolezza rispetto ai pericoli ed ai rischi igienico-sanitari legati al mondo alimentare.

-LEGISLAZIONE ALIMENTARE IN PILLOLE- Il “pacchetto igiene”

Il Reg. (CE) 178/2002 stabilisce i principi ed i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare. Tale regolamento quindi rappresenta il punto iniziale per l’applicazione della strategia proposta dal “Libro bianco sulla sicurezza alimentare”.

Il presente regolamento definisce i principi su cui si basa la nuova legislazione alimentare quali l’analisi del rischio, il principio di precauzione, la tutela degli interessi del consumatore ed il principio di trasparenza nonché gli obblighi generali relativi al commercio anche nelle relazioni con  Paesi terzi. Tali principi impongono chiari requisiti per gli alimenti (divieto di immissione nel mercato di alimenti inadatti o dannosi), per gli OSA (responsabilità, rintracciabilità e richiamo/ritiro)  e per gli Stati membri (organizzazione di controlli ufficiali).

Con il Regolamento (CE) 178/2002 viene anche istituita l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) nata per raccogliere le informazioni,  produrre pareri scientifici ed individuare i rischi emergenti. L’EFSA assume da questo momento in poi un ruolo centrale diventando il riferimento più autorevole per la sicurezza alimentare  con cui gli Stati membri ed i consumatori possono confrontarsi. I principi che delineano il lavoro svolto dall’EFSA sono quelli di indipendenza da vincoli ed interessi, di trasparenza rispetto le informazioni fornite sulla sicurezza alimentare e di riservatezza  se tale principio non compromette quello di trasparenza.

Con il Regolamento (CE) 178/2002 vengono, infine, introdotte le procedure per la sicurezza alimentare quali il sistema di allarme rapido, la gestione delle situazioni di emergenza e il piano generale per la gestione delle crisi. Tali strumenti permetteranno di affrontare in maniera organizzata, repentina ed efficace le situazioni pericolose per la salute del consumatore.

Dopo il Regolamento (CE) 178/2002  la Commissione europea emana un insieme di normative che vengono comunemente identificate come “Pacchetto igiene”.

Del pacchetto igiene ricordiamo prima di tutto il Reg. (CE) 852/2004  che definisce i principi su cui si basa l’igiene dei prodotti alimentari, gli obblighi degli OSA e sottolinea l’importanza della stesura e dell’applicazione dei manuali di corretta prassi operativa. Il regolamento inoltre riporta in allegato i requisiti generici di igiene relativi alle imprese alimentari che si occupano di produzione primaria e post-primaria.

A completamento del Reg. (CE) 852/2004 è seguito il Reg. (CE) 853/2004 che stabilisce le norme specifiche in materia di igiene per gli alimenti di origine animale.  Tale normativa aggiunge nuovi obblighi agli OSA relativi ai requisiti generici e specifici riportati negli allegati II e III, definisce l’obbligo di registrazione e riconoscimento dell’impresa, la marchiatura con bollo sanitario dei prodotti e limita l’importazione delle carni rispetto a Paesi terzi.

I Regolamenti (CE) 854/2004 e 882/2004 stabiliscono, invece,  i criteri generici e specifici per l’organizzazione dei controlli ufficiali atti a verificare l’applicazione delle normative. Con questi regolamenti vengono definite per esempio le modalità operative (monitoraggio, sorveglianza, verifica, audit, ispeziona, campionamento, analisi), i sistemi di campionamento e le misure da attuare in caso di non conformità.

A seguito di questo primo blocco normativo la Commissione europea ha emanato anche altri regolamenti tra cui quelli definiti “applicativi” dei quali ricordiamo il Reg. (CE) 2073/2005 sui criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari. Quest’ultimo (e successive modifiche) definisce criteri di igiene del processo e criteri di sicurezza alimentare per le diverse categorie degli alimenti.  L’OSA è tenuto a garantire all’interno delle imprese poste sotto il suo controllo che tali criteri vengano rispettati così come definito dal reg. (CE) 852/2004. Il regolamento (CE) 2073/2005 stabilisce, per ogni alimento e relativo pericolo, anche  il piano di campionamento, i limiti ed i metodi di analisi da applicare oltre che le azioni correttive da intraprendere in caso di non conformità.